I migliori Risi della bassa novarese  Dalla coltivazione alla vendita!

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Era il 1892 e a Vespolate, nella bassa novarese, in quel triangolo formato da Novara, Vercelli e Milano che ha visto nascere la storia della risicoltura italiana, Francesco Quaglia – il bisnonno – decide di dar vita al suo sogno, coltivare riso. La cascina è quella classica piemontese con i casseri, la stalla, gli alloggi per la famiglia, i magazzini. Il lavoro è duro ma la passione tanta.

Nonno Giovanni
A prendere le redini dell’azienda nel 1965 è nonno Giovanni che si specializzò nella produzione di risi da seme, come era usanza a Vespolate. L’azienda continuava la sua attività anche se, per un po,’ sembrò che la famiglia Quaglia prendesse strade diverse da quelle dell’agricoltura. Carla Edvige, figlia di Giovanni, aveva sposato Michele Rapio, avvocato di Milano. Il richiamo della campagna fu però tanto che decisero di continuare la conduzione dell’Azienda. Inizia l’era di Vincenzo Rapio.

È il 1984 e il testimone passa di mano. Vincenzo Rapio sta finendo gli studi presso la Facoltà di Scienze Agrarie a Milano ed è pronto a dare la sua impronta all’azienda. Si concentra sulla produzione di varietà di risi di alto pregio, inizia a trasformare il risone e a confezionare e vendere a marchio proprio attraverso i principali canali distributivi e direttamente, presso la bottega interna all’azienda. Era nato il marchio Riso Rapio.

Le tappe

Storia della famiglia Rapio

Francesco Quaglia, il trisnonno, fonda l’azienda agricola che a quel tempo includeva anche la presenza di bestiame, per lo più da latte. Dopo pochi anni il figlio Giovanni – il bisnonno – entra attivamente in azienda e si specializza nella produzione di riso da seme.

Giovanni è ormai anziano, smette l’attività e affida l’azienda ai fittavoli. Giovanni non ha avuto figli maschi e la figlia Edvige ha sposato l’avvocato Rapio e vive a Milano. Rapio però ha origini rurali e con Edvige decide di riprendere in mano l’azienda agricola mantenendo l’attività zootecnica e apportando migliorie sia nelle coltivazioni che nell’allevamento.

Le generazioni si susseguono. Vincenzo, figlio di Edvige e Michele, studia scienze agrarie a Milano e nei fine settimana rientra in azienda, a Vespolate. Non ci vuole molto perché prenda fattivamente in mano l’azienda. Decide di coltivare varietà di alto pregio culinario inserendo le varietà Carnaroli, Roma, Vialone nano e Baldo, non più da vendere come risone all’industria risiera, ma da trasformare in riso bianco da vendere direttamente con il proprio marchio.

Nasce il logo della Mondina che rivendica l’origine rurale del prodotto. Il territorio produce il suo prodotto. Il riso diventa un prodotto tipico della zona. Il riso della bassa novarese.

Grazie al prezioso contributo di Kityllai, moglie di Vincenzo, viene aperto il negozio aziendale, la “Bottega del Riso” luogo di incontro diretto con il consumatore. Per il negozio è stato scelto un luogo fortemente simbolico, l’antica stalla costruita dal tris nonno nel 1892 e che, dopo un attento lavoro di restauro, è ritornata ad essere luogo di aggregazione e racconto del riso.

Vincenzo viene affiancato dal nipote Filippo, grande appassionato di agricoltura. Insieme decidono di acquisire, nel 2007, una nuova cascina, la Tenuta Dossi.

Nel 2010 entra in campo la quinta generazione, arrivano in azienda i figli Michele e Francesco che collaborano alla conduzione delle due aziende. La collaborazione diventa sempre più matura interessando principalmente l’attività commerciale, sia nella fase di confezionamento del riso, che nella fase distributiva, con un lavoro di organizzazione delle consegne ai clienti e di spedizione e di vendita nel negozio aziendale.

La pandemia da Covid rallenta i nostri progetti di fare ‘cultura del riso’ facendo conoscere alle persone il paesaggio agricolo della risaia, la pianta del riso, la nostra cascina con le sue macchine e i suoi ambienti e, infine, la preparazione del piatto di eccellenza del riso: il risotto.

Nascono gli eventi che abbiamo chiamato le ‘Domeniche del Riso’. Sono giornate di svago alla scoperta del riso. Prevedono la visita in campo con una breve descrizione della risaia come sistema dinamico di gestione e movimentazione delle acque cui segue la presentazione delle varie piante di riso, facendone apprezzare le differenze botaniche per poi assaggiare ‘queste differenze’ con la preparazione di piatti a base di riso di diverse varietà. Un piccolo test, fatto per saggiare l’interesse del cliente al riso, che ha dato ottimi risultati.

Si concretizza finalmente l’idea di creazione di un locale di degustazione dei risi dove ospitare i nostri eventi. Un luogo dove conservare e valorizzare i valori della buona agricoltura.

Ancora una volta teatro del progetto è la stalla, il locale che il trisnonno aveva creato per allevare il bestiame, il vero cuore dell’azienda fin dal fine ‘800 e che nel 2024 tornerà ad essere il punto principale di aggregazione e di incontro tra l’offerta agricola tipica della nostra zona – in particolare i nostri risi e la nostra farina di mais – e la domanda sempre crescente di cibi e ricette della tradizione.

A fianco della “Bottega del Riso”, nascerà la “Cucina del riso” il nostro laboratorio di trasformazione del riso in buon cibo. Il nome è ancora in embrione e non ancora definito ma dovrà trasmettere la volontà di creare un nuovo spazio dove trasformare il prodotto agricolo in prodotto enogastronomico che contenga oltre al riso, gli ingredienti e la maestria nella preparazione che la tradizione culinaria ci ha tramandato e che vorremmo in questa “officina” proporre ai nostri clienti.

Parliamo di nuovo spazio perché la nostra idea di ristorazione sarà insolita e ruoterà intorno al riso come specialità, con ricette, più o meno antiche, della tradizione. Sfruttando l’offerta stagionale delle verdure, si articolerà in quattro menù stagionali. Menù in cui l’abbinamento carni verdure sarà regolato dal variare delle stagioni. Le 4 stagioni del risotto.

Il progetto è in dirittura d’arrivo. A presto!

2024

Il nostro progetto

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